Storia ed evoluzione dei fondi Strutturali

I Fondi strutturali sono strumenti finanziari gestiti dalla Commissione europea per riequilibrare e ridistribuire le risorse all’interno del territorio europeo. La loro evoluzione è andata di pari passo con l’evoluzione e lo sviluppo delle priorità e degli obiettivi prefissati a livello comunitario. Nel corso degli anni i Fondi sono stati oggetto di riforme, anche rilevanti, hanno visto definiti sempre più dettagliatamente gli obiettivi da conseguire, ma lo scopo ultimo del loro ruolo è, con le dovute specificazioni, rimasto sempre lo stesso: il raggiungimento della coesione economica e sociale di tutte le regioni dell’Unione e la riduzione del divario tra quelle più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo.

La strategia comunitaria volta a ridurre le disparità regionali ha vissuto negli anni una profonda evoluzione che può essere schematizzata in tre fasi principali:

1. Politica regionale mirante al raggiungimento di un riequilibrio tra le varie regioni. Nasce all’inizio degli anni ’70 con l’istituzione da parte della Comunità europea del FESR.

2. Politica strutturale contrassegnata dalla riforma dei Fondi strutturali del 1988.

3. Politica di coesione economica e sociale consiste nel perseguimento di una società europea più giusta, portatrice di pari opportunità per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro ubicazione territoriale, e in cui non vi siano disparità di sviluppo economico e sociale. Ha una dimensione politica e mira a ridurre le disparità, non abbassando il livello di sviluppo delle aree più abbienti, ma promuovendo una crescita parallela di tutti gli Stati membri che garantisca un più elevato livello di benessere per tutte le aree geografiche.

I Trattati istitutivi delle Comunità europee non riconoscevano esplicitamente la necessità di una politica regionale comunitaria, in quanto inizialmente il divario economico e sociale tra le diverse aree, per quanto evidente, non era avvertito come una delle questioni politiche più rilevanti. Nonostante il mercato comune, il Trattato di Roma riconosceva agli Stati la possibilità di erogare aiuti nazionali per favorire lo sviluppo regionale e assegnava alla Commissione solamente il compito di vigilare sulla loro erogazione (in base agli articoli 87 e 88). La creazione di una Direzione Generale della Commissione, responsabile della politica regionale risale,infatti, a dopo la stipula del trattato, e cioè agli anni ’60.

Il primo vero riconoscimento dell’esistenza di problemi regionali da affrontare tramite il coordinamento delle politiche regionali nazionali si ebbe in occasione della Conferenza tenutasi a Parigi nel 1972 in occasione dell’adesione alla Comunità di Danimarca, Irlanda e Regno Unito. I Capi di Stato e di Governo si impegnarono a coordinare le rispettive politiche regionali nazionali, invitarono la Comunità a creare un Fondo per lo sviluppo regionale ed infine incaricarono la Commissione di predisporre un rapporto sulla politica regionale5. La modalità di intervento proposta dalla Commissione europea consisteva nell’attuazione diuna politica regionale comunitaria aggiuntiva a quelle nazionali, e non quindi sostitutiva, e nella necessità di disporre di strumentifinanziari specifici per il riequilibrio interregionale. Venne così istituito con il regolamento

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